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Peano, Giuseppe.

Matematico italiano. Professore di Calcolo infinitesimale all'università (dal 1890) e all'Accademia militare di Torino, socio nazionale dei Lincei (1929), è ritenuto uno dei più importanti matematici italiani moderni. Si occupò principalmente di logica matematica. I suoi studi furono dedicati allo sviluppo di un linguaggio formalizzato che contenesse non solo la logica, ma tutti i risultati dei principali settori della matematica; il rifiuto di utilizzare qualsiasi linguaggio metafisico lo portò alla creazione di un simbolismo, ancora oggi in gran parte utilizzato. A partire dal 1903 si dedicò all'invenzione di una lingua internazionale, da lui chiamata interlingua o latino sine flexione, il cui vocabolario era ricavato dal latino, dal francese, dall'inglese e dal tedesco; secondo i suoi intenti, tale lingua avrebbe dovuto svolgere il ruolo di linguaggio scientifico internazionale, ma venne rapidamente abbandonata. Il nome di P. è principalmente legato alla critica rigorosa dei fondamenti dell'aritmetica e al suo sistema di assiomi, dai quali dipendono molte costruzioni rigorose dell'algebra e dell'analisi. Si occupò, inoltre, di calcolo infinitesimale: diede il primo esempio di integrazione per approssimazioni successive nella teoria delle equazioni differenziali ordinarie e dimostrò il primo teorema di esistenza delle soluzioni di tali equazioni, sotto la sola ipotesi di continuità dei dati (teorema di P.). Fu uno dei fondatori del calcolo vettoriale. Tra le sue opere ricordiamo: Calcolo geometrico (1888), Principi di logica matematica (1891), Formulario matematico (1894-1908), in collaborazione con i suoi allievi; fondò, inoltre, la "Rivista di Matematica" (Cuneo 1858 - Torino 1932). ║ Assiomi o postulati di P.: sistema di assiomi che consentono di costruire l'aritmetica come sistema ipotetico-deduttivo. Tale sistema è basato su tre concetti primitivi: zero, numero (inteso come numero intero non negativo) e la relazione di essere il successivo di, e sui cinque postulati seguenti: 1) zero è un numero; 2) se a è un numero, il successivo di a è un numero; 3) zero non è il successivo di nessun numero; 4) due numeri, i cui successivi sono uguali, sono essi stessi uguali; 5) se un insieme S di numeri contiene zero e contiene anche il successivo di ogni numero contenuto in S, allora ogni numero è contenuto in S. Quest'ultimo postulato è noto come principio di induzione matematica. Gli assiomi di P., formulati per la prima volta nel 1889, rappresentano il tentativo più singolare fatto nel XIX sec. di ridurre l'aritmetica comune, e di conseguenza la maggior parte della matematica, alla pura essenzialità di un simbolismo formale; va ricordato che egli presentò i suoi postulati esprimendoli in simboli, e non con le parole come si è fatto in questa sede. ║ Curva di P.: particolare curva costruita da P. per dimostrare l'erroneità di alcune conclusioni che sembrano evidenti nello studio delle proprietà delle curve. Tale curva è piana, continua, sebbene non derivabile in alcun punto, e riempie tutto lo spazio: è rappresentata dalle equazioni parametriche x = f(t), y = g(t), dove f e g sono due funzioni reali e continue sull'intervallo 0≤ t ≤1, i cui punti riempiono completamente il quadrato unitario 0≤ x≤1, 0≤ y≤ 1. Si dimostra così erroneo il concetto di curva continua come di un ente a una dimensione. ║ Sofisma di P.: sofisma che dimostra la necessità, nella logica formale, di distinguere le proprietà di una classe da quelle degli elementi della classe. Il sofisma è il seguente: Pietro e Paolo sono apostoli, gli apostoli sono 12, quindi Pietro e Paolo sono 12.